E' stata anche riqualificata tutta la parte destinata alle aule (di ogni ordine scolastico dalle elementari alle classi universitarie); il cantiere in questo caso, aveva dei tempi di lavoro da rispettare con estremo rigore: dalla chiusura delle scuole , il 20 di luglio, alla loro riapertura, il 15 settembre. Tali tempi erano particolarmente ristretti se si considera che la strutturazione è stata decisamente impegnativa , interessando l'edificio nella sua totalità. Sono stati infatti risolti problemi strutturali , di umidità di risalita, cambiate le destinazioni d'uso ed implementati i livelli di sicurezza in modo da adeguarli ai moderni canoni in vigore per l’edilizia scolastica. In particolare è stato necessario consolidare numerosi elementi voltati con l'inserimento di fasci di fibre di carbonio in modo da implementare la portanza, anche in vista delle nuove destinazioni d'uso. Particolare difficoltà ha rivestito la problematica dell'umidità di risalita che, in alcuni casi, per lo spessore delle murature (forte superficie di pescaggio) e per la posizione dei locali (sotteranei o appoggiati direttamente al fianco della collina ove si riscontra una notevole presenza d'acqua), raggiungeva anche le volte, con la conseguente creazione di efflorescenze e muffe. In questi casi si è intervenuti, previa rimozione degli intonaci ammalorati, sia con sistemi meccanici (rimozione delle cause mediante la creazione di scannafossi o altri interventi simili) sia mediante l'applicazione a tutta altezza di intonaci deumidificanti. Sono stati anche rifatti completamente i servizi igienici. In tutti i locali, una volta effettuati i consolidamenti strutturali, sono stati ripristinati gli intonaci e le pavimentazioni, avendo cura, non appena possibile, di recuperare in toto manufatti particolarmente significativi rinvenuti durante i lavori (vecchie griglie di ferro battuto per i parlatoi delle monache, ecc.). L'intervento ha anche interessato la ristrutturazione della facciata esterna.
Il getto delle travi e delle pareti |
L'arco murario dell'antico monastero era gravemente ammalorato e, in alcune parti, si era addirittura ampiamente sbrecciato. Gli interventi di recupero sono consistiti nella messa in sicurezza , dal punto di vista statico, delle murature esistenti e nella ricucitura delle porzioni crollate. La ricomposizione del paramento è stata effettuata lo stesso tufo impiegato in origine, scegliendo pezzature e tonalità cromatiche il più possibili simili a quelle in opera. La malta di collegamento è stata anch'essa realizzata a partire da materie prime locali, quali tufo e puzzolana. anche la disposizione delle pietre ricalca fedelmente il tessuto originario. In tale cura "artistica" è compeniata, però, dall'elevato livello tecnologico dei materiali e delle procedure impiegati per ripristinare la sicurezza statica delle mura. Sono infatti state utilizzate massicciamente le fibre di carbonio, fornite dalla ditta ATP di Angri, che, sotto forma di fasce di 6 centimetri di larghezza, sono state applicate sulla sommità dell'arco murario. Si è trattato infatti di porre in opera, mediante resina adesiva resistente all'azione dei raggi solari e degli altri agenti atmosferici, due fasce parallele di carbonio, una immediatamente in prossimità della sommità del muro, l'altra circa 20 cm più in basso. Inoltre, dalla sommità del muro sono state eseguite una serie di perforazioni con una carotatrice che scendono in verticale , all'interno del muro stesso, per circa 27 metri; nelle cavità così realizzate sono state infisse delle sbarre di carbonio, prodotte dalla ATP, bloccate all'estremità superiore da piastre speciali di ripartizione di carico, destinate a consolidare ulteriormente la struttura.
In alcuni tratti, ove la muratura era completamente decorsa dai contrafforti retrostanti, sono state realizzate delle catene in fibra di carbonio che, agendo insieme ad una serie di chiodature angolari, hanno ridato monoliticità al binomio contrafforte-muro. Infine la sommità del muro viene coperta con un tessuto non tessuto fissato con resina epossidica in modo da proteggerla dall'azione degli agenti atmosferici e su di essa viene quindi posato un manto di coppi antichi recuperati. In alcune zone, la particolare situazione delle fondazioni delle murature ha richiesto la realizzazione di basamenti di consolidamento in cemento armato di grandi dimensioni (fino a 1,5 metri di spessore) a loro volta appoggiati su una sequenza di pali in cls infissi profondamente nel terreno. Anche questi manufatti sono stati gettati con pompe a cavità elicoidale che, grazie alle loro particolari caratteristiche, hanno consentito di trasportare il calcestruzzo necessario in tubazioni di oltre 120 metri di lunghezza. Accanto alle mura , durante i lavori, è stata rinvenuta una grande cisterna per la raccolta delle acque piovane che, una volta ristrutturata, verrà adibita a serbatoio per lo stoccaggio delle acque, da utilizzarsi nelle operazioni di spegnimento di eventuali incendi.
L'edificio destinato, in progetto, a ospitare l'archivio, che si sviluppa su quattro livelli, ha certamente richiesto un notevole sforzo realizzato sia per le sue particolari caratteristiche sia per la sua localizzazione all'interno del complesso del monastero. In questi locali saranno infatti custoditi importanti e preziosi testi antichi, nonchè documenti di elevatissimo valore testimoniale; proprio per questo gli interventi sono stati particolarmente incisivi e hanno comportato, fra l'altro, l'esecuzione di molti getti di cls per un totale di circa 1500 m3 di materiale trasportato.
sono stati adeguati tutti i solai (gli archivi sono caratterizzati da intensi pesi puntuali), sono stati messi in opera serramenti di sicurezza e realizzato un impianto di i condizionamento particolarmente sofisticato. Infine anche al viabilità di accesso è stata riqualificata , ripristinando le originarie caratteristiche tipologiche. Un tale intervento si è reso necessario sia perchè le strade erano già degradate sia perchè le stesse state utilizzate per l'accesso ai vari cantieri dei mezzi da lavoro, con conseguente forte deperimento funzionale.
La B100 alimentata da una betoniera |
Il getto della pavimentazione |
Le pompe utilizzate per il trasporto del calcestruzzo nel cantiere di ristrutturazione dell' istituto "Suor Orsola Benincasa" a Napoli, sono del tipo a cavità elicoidale; prodotte dalla Bunker di Casandrino (NA), esse sono a totale funzionamento oleodinamico e possono gestire la regolazione progressiva della portata, consentendo un pompaggio uniforme, esente da sbalzi di pressione capaci di compromettere la qualità del pompaggio. Queste macchine, caratterizzate da un principio di funzionamento estremamente lineare, sono composte da un rotore (vite ad un principio, a sezione circolare), da uno statore (a due principi, in gomma naturale, caratterizzato da un passo doppio rispetto allo statore) e da una coclea di prealimentazione. Quando il rotore gira nello statore si formano, ogni 180°, delle cavità che, riempitesi di calcestruzzo, lo convogliano, senza pulsazioni, all'ugello terminale sia esso una lancia per lo spritz beton sia un ugello per la realizzazione di getti massivi. La coclea di prealimentazione convoglia il calcestruzzo dalla tramoggia allo statore , evitando la sedimentazione dell'impasto. Oltre al semplice trasporto del calcestruzzo o per lo spritz beton, queste pompe possono essere impiegate per il trasporto e la spruzzatura di malte comuni, di malte premiscelate tixotropiche a ritiro compensato, per iniezioni di boiacche cementizie. Sotto il marchio Bunker sono commercializzati differenti modelli, che si distinguono per accessori e portate, tra i quali spicca la B100 in grado di garantire una portata utile di 7m3/h con una granulometria massima pompabile di 25 mm. Dotata di vaglio vibrante, questa pompa è caratterizzata da una centralina oleodinamica da 60l/min, da un motore idraulico orbitale e da una tramoggia da 180 litri di capacità. La potenza della pompa consente di portare il materiale fino ad oltre 60 metri, superando dislivelli di circa 30 metri.