News | Dal cantiere

#R04 - La B100 a scuola di restauro

  • Macchina utilizzata: B100;
  • Impresa: Pouchain srl - Sabesa spa - Edil Mare srl (Roma);
  • Località: Castellamare di Stabia (NA)

Finalmente dopo 40 anni di degrado rinasce a nuova vita il Casino Reale di Quisisana a Castellammare di Stabia. Simbolo di abbandono e vergogna per amministrazioni locali e sovrintendenza archeologica, rudere di muri pericolanti immerso in un parco divenuto un’impenetrabile sterpaglia ha dovuto aspettare l’aprile 2002 per vedere inaugurato il cantiere che nel corso dei prossimi anni dovrà trasformare l’irriconoscibile palazzo reale, in una scuola di restauro. La prima del Mezzogiorno e la terza in Italia, dopo l'Opificio delle Pietre dure di Firenze e l'istituto centrale del restauro di Roma. Sarà la Regione Campania a finanziare con soldi propri ed europei l’istituzione della scuola trasformando, cosi, Castellammare in un polo di ricerca e formazione di altissimo livello e specializzazione, centro di eccellenza per l’integrazione delle attività di ricerca applicate al patrimonio archeologico di tutta l’area vesuviana.

Il Casino Reale trasformato in albergo

Resti delle decorazioni

Vista del golfo dal belvedere

L’iter è stato lungo e ci sono voluti quasi vent’anni per mettere insieme i fondi e aggiudicare definitivamente i lavori all'associazione temporanea di imprese «Pouchain srl-Sabesa spa-Edil Mare srl», con sede a Roma, per il prezzo totale di 9 milioni e 130mila euro (pari a circa 17 miliardi e 678 milioni delle vecchie lire). Il costo complessivo dell'opera si aggira, però, intorno ai 17 milioni di euro (circa 34 miliardi). L'opera sarà realizzata grazie agli ex fondi Cipe. La fine dei lavori è prevista per fine 2005. In contemporanea con l'inaugurazione del cantiere è stata aperta anche una mostra storico-documentaria dal titolo «Domus de loco sano. Il restauro del Palazzo Reale di Quisisana». La mostra, ripercorre gli oltre 700 anni di vita del «Real Casino di Quisisana». Secondo un’antica leggenda il palagio di Casasana si riteneva fosse stato edificato da Carlo II d’Angiò, in virtù di una insperata guarigione ivi ottenuta. Ciò spiegherebbe l’origine del toponimo domus de loco sano, poi volgarizzato in Casasana e, infine, Quisisana. Nei documenti della Cancelleria angioina compare già nel 1280 sotto Carlo I e in una novella del Decamerone riguardante proprio Carlo I la dimora reale viene citata da Bocaccio. Durante il primo decennio del ‘300 la struttura va incontro ad una serie di ristrutturazioni e durante il corso di tutto il secolo molti membri della famiglia D’Angiò vi soggiorneranno per trascorrervi villeggiature ma soprattutto periodi di malattia. Le cronache, a partire da questo momento, segnalano un susseguirsi di guarigioni eccellenti che contribuiscono a tramandare e ad amplificare la fama di Quisisana.

L'ingresso al parco

 

Il cantiere in allestimento

Nel 1401, in seguito ad una violenta epidemia di peste, Ladislao di Durazzo si rifugia con la sua famiglia nel reale palazzo di Castellammare, luogo che rimase immune da ogni contagio. Stessa storia si verifica nel 1420 sotto il regno di Giovanna II. Tra il 1483 e il 1541 il palazzo passa di mano in mano affidato ora a questo o quel notabile. Nel 1541 divenuta proprietà della famiglia Farnese insieme a tutto il feudo di Castellammare comincia il periodo di abbandono e degrado. Non si hanno notizie rilevanti fino a quando nel 1734 Carlo III di Borbone salito sul trono di Napoli e Sicilia, porta in dote le proprietà di sua madre ultima discendente dei Farnese. Tra queste anche il Casino di Quisisana, considerato il sito reale più antico del Regno. Il palazzo è oggetto di ampliamenti e abbellimenti tra il 1758 e il 1764. Ulteriori lavori che finiscono nel 1790 ne impediscono per un paio d’anni l’uso alla famiglia reale.

B100 e centralina

B100 in fase di carico

Tubazione con regitubo

L’edificio di quell’epoca era a pianta irregolare con appartamenti dislocati su due piani ai cui estremi vi erano due grandi loggiati. Nel 1796, il parco interno alla villa aveva raggiunto una lussuosa sistemazione. A complemento d’arredo erano state allestite quattro fontane (denominate, poi, le fontane del re), collocati sedili di marmo, statue e creati dei belvedere da dove si poteva vedere tutta la città di Napoli. Durante il corso dei secoli la storia continua a vedere il Casino Reale ospitare reggenti, personaggi illustri e amici dei Borboni confermando sempre la sua natura di luogo ameno e salutare. Francesco I amava particolarmente questo luogo dove spesso organizzava sfarzosi festeggiamenti durante i quali i viali del parco erano aperti al pubblico, e passava lunghi periodi a Castellammare godendo anche del suo mare. Inevitabilmente il declino del palazzo reale di Quisisana ha inizio con la fine della dinastia borbonica. Benché il casino risulta essere ben presidiato, il 29 aprile una quarantina di individui «con accento ed abiti della provincia di Salerno» irruppero con l’inganno nelle stanze della reggia sottraendo tutto quello che poterono: vasellame, suppellettili, addobbi in oro e argento. Anche la cappella fu spogliata. Un altro assalto si verificò l’anno seguente da una quindicina di briganti. Ormai la reggia, o almeno quello che restava, entrava a far parte dei Beni Riservati della Corona di Casa Savoia.

 

Tubazioni che raggiungono il solaio

Arrivo della tubazione sul solaio di copertura

Dopo una breve parentesi in cui il fabbricato viene messo a disposizione dei feriti durante e dopo l’ultima guerra d’Indipendenza, nel 1877 tutta la proprietà passa al demanio dello Stato. E dopo la morte di Vittorio Emanuele II con regio decreto di autorizzazione del 24 luglio 1878, il palazzo e la tenuta furono ceduti al Comune di Castellammare di Stabia. Le proprietà immobili costituivano un totale di 49.400 mq. Oltre al palazzo, che con i suoi due piani e ammezzati, cappelle e due terrazze contava circa cento stanze, vi erano altri cespiti. Una cereria, il maneggio, due scuderie, due rimesse, due sellerie, una masseria, una casa colonica, una torre, una chiesa e vari alloggi per il personale. Il parco, invece, misurava 19.100 mq. Con la caduta del Regno di Napoli, Castellammare, che nel frattempo era diventata una delle tappe del Grand Tour, perde quei privilegi che gli venivano dalla vicinanza alla capitale e dall’essere, appunto, un sito reale. Tuttavia continua a mantenere un turismo stagionale che trova sbocco soprattutto nelle cure termali.